Gli amori me li sono
sempre immaginati così: due persone che, l’uno dinnanzi all’altro, si guardano
fissi negli occhi e senza dirsi tante cose, lasciavano raccontarsi attraverso
il battito dei loro cuori, l’odore della pelle emozionata e la salivazione a
zero.
Me li immagino talmente
assorti, in cui nessuno dei due s’accorgeva che il tempo passava ed era ora di
andare.
Era sempre ora di
andare.
Si poteva sempre tornare
a ricordarsi, nell’intimità.
Ricordare l’estate
appena finita in cui ci si incontrava sempre per puro caso. E sempre per puro
caso si chiedevano informazioni sul perché e con chi si era sulla spiaggia, se il
sole era troppo cocente o se la sera ci si sarebbe potuto vedere in piazza per
un saluto o per scambiarsi un libro da leggere il giorno seguente, magari al
riparo dal sole o distesi sul letto, mentre il vento muove le tende e la voglia
di finirlo al più presto per poterne avere un altro. E così dare risposta alla
lettera che si era trovata al suo interno.
Si declamava la passione
e l’erotismo era fatto di pudore e di attimi, in cui gli occhi furtivi correvano
a cercare ancora una volta un momento da sognare poi la notte.
Gli amori erano vissuti
all’interno della propria testa, in cui nessuno poteva cibarsene e svilirli.
Si attendeva il giorno
dopo per avere ancora un altro ricordo da non dissipare, ma di cui vivere.
Come campi di grani
maturi cibano il futuro e la fame di sentimenti puri e sani, che non hanno
nulla a che fare con certi atteggiamenti sbrigativi di cui ci circondiamo.
Sono talmente sporchi e
volgari che un sito di incontri è il luogo più sano in cui andare a trovare
ristoro.
Ora è tutto così labile
e fugace che non vi è spazio per le attese ed i rapporti sono solo prestazioni
degne di una prostituzione da quattro soldi.
Ci sono però delle
piccole oasi d’amore, in cui gli afflati non si spengono mai, ma vivono di
attimi e di sollievo. quello stesso sollievo in cui il riposo era composto di
sogni ed attese. In cui lo sfiorarsi era
indispensabile per amarsi e per rinsaldarsi.
Alla mia età (non sono
una vecchia sciura), dopo averne assaporate di esperienze sessuali, anche tra
le più ovvie e banali, mi ritrovo ad aver voglia di ben altro del solito sperma
che mi cola ovunque, voglio anche le emozioni che sono attorno a tutto l’atto
sessuale.
Il mio uomo deve amare
le attese ed avere la capacità di perdere il proprio sguardo mentre ammira un
campo di grano, in cui il vento ne accarezza le spighe prossime alla maturazione.
Deve attendere di
ricevere una risposta od una confidenza come si attende il cibo, perché deve
capire che i sentimenti si rendono vivi e fecondi.
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