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Photo by Stefen Beutler |
Pare che parlare di
masturbazione femminile sia il nuovo tabù che avanza. Ovviamente dopo che si è
sdoganato il diritto di avere un compagno più giovane e prestante con cui
trastullarsi dentro e fuori le lenzuola, e magari provare delle esperienze
molto forti, che spesso i coetanei non si ha sempre voglia di condividere.
Tra le varie esperienze
forti c’è il masturbarsi, perché è visto come un mostro, senza riflettere
quanto sia indispensabile per il proprio benessere.
Alexander Lowen, nel
suo libro “Amore e orgasmo ”, così definiva Tale piacere:
«Credo che ognuno si renda conto, compreso chi
si masturba, che il piacere e la soddisfazione derivanti dalla masturbazione.
Di solito una persona si masturba perché non ha la possibilità di un rapporto
sessuale. Ciò può dipendere, per esempio, dalla mancanza di persone dell’altro
sesso, o da una incapacità nevrotica di avvicinarle, o ancora da una situazione
di conflitto coniugale. In ogni caso, secondo me, nulla può giustificare
l’accettazione di un senso di colpa o di vergogna o di ansietà. Naturalmente,
come psicoterapeuta, cercherei di aiutare il paziente a rimuovere gli ostacoli
che gl’impediscono di godere pienamente l’atto sessuale. Ogni individuo che
abbia di tali disturbi connetterà sensi di colpa, di vergogna o di ansia alla
masturbazione. Compito dei medici e dei terapeuti è rimuover ei sensi di colpa,
non di coonestarli. La masturbazione, di per se stessa, non è deleteria per
l’individuo, e molte volte ha l’effetto positivo di placare uno stato ansioso.
Ciò che nella masturbazione danneggia tanto la personalità è la presenza del
senso di colpa, della vergogna e dell’ansietà.»
Se lo diceva lui
significa che è salutare e non fa altro che migliorare la vita e la vita
sessuale, perché quel senso di appagamento e di accettazione non può che
renderci persone migliori, più attente e profonde verso i nostri bisogni e piaceri e verso quelli di
chi abbiamo vicino.
E poi confessiamolo “il
piacere richiama piacere”, un po’ come l’appetito che viene mangiando.
Si assapora il proprio
sapore come se fosse una pietanza deliziosa ed unica. Ci si ciba della propria
eroticità e la si dona nella maniera più piena possibile.
So bene quanto la
visione di una donna che sfiora il proprio clitoride sia una tra le immagini
più erotiche che ci possano essere, ma quella donna per essere autentica deve
farlo spontaneamente quando è sola.
Magari dopo aver fatto
un bagno caldo ed è rilassata.
Sul letto si stende,
allarga le gambe.
Le apre e la mano
comincia a sfiorarsi.
Qualcuno potrebbe dirsi
che non riesce ad abbandonarsi al piacere, ma non si è soli, si sta con la
persona più importante cha abbiamo: noi stesse (ritornerò sul concetto se si
ama se stessi si amano anche altre persone).
Sappiamo bene che la
società ce ne ha dette di tutti i colori sulla masturbazione condendolo con il
peccato ed altre cretinate. Credetemi l’autoerotismo è il primo passo per
entrare in profonda connessione con noi stesse. Una donna sessualmente appagata
che sa regalarsi piacere si riconosce da lontano, la sua postura è dritta, ha
la testa alta, sorride, è positiva, ha più energie, brilla di luce propria
perché si ama davvero.
Insomma, signore mie
belle, toccate la vostra vagine, accarezzatela, fategli sentire quando la vostra
mano la desideri e quanto sia piacevole sentire le terminazioni nervose
accendersi ed esplodere.
E leccate le vostre
dita, perché non vi è succo più buono del vostro.
PS: il mio è di un
dolce che inebria e non si fa dimenticare.
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